martedì 12 febbraio 2013

dalla Cina col furgone...CAPITOLO III


...decidiamo di andare in cerca di Starbucks e ci incamminiamo (col taxi) verso il
centro di Xi'an.

L'antica capitale è ancora piu bella di notte. 
(come diceva il mio prof di traduzione che sbiascica l italiano NON COME BECHINO E NUOVA YORKA CHE E TUTTO IN CORSO DI LAVORARE) il contrasto tra il vecchio e il nuovo è di continuo sotto i miei occhi, da una parte megagrattacieli e dall altra pagode e templi ancora intatti. Tutto circondato dalle antiche mura.

Incontriamo un guidatore di risho, che come tutti i cinesi
si stupisce di vedere un 外国人, waiguoren, uomo dal paese di fuori, e ci intratteniamo
in una conversazione assolutamente variopinta per i toni del suo cinese cosi
diverso e del nostro cosi pechinese. Ma i modi sono universali per la cina ed
il maggior gesto per dimostrare che una persona ti e piaciuta e che hai gradito
trascorrere del tempo con lei e fare uno scambio di sigarette...e pensa che lui
ci ha dato tutto il pacchetto...questo è molto bene..Ci racconta dei suoi figli, del suo lavoro, del mondo di quando era giovane come noi e del mondo di ora così diverso, dove incontri uno straniero che parla la tua lingua e viene da un posto che forse si trova in Europa.

Dopo due ore di passeggiata , visita ai mercati notturni, ed il cappuccino di
Starbucks torniamo all' hotel da favola...incredule di tutto ciò...come in un bel sogno..

giorno 2
sveglia alle 6.30 colazione cinese con cipolle bollite verdure e uova. FAME.
non si mangia nulla e si parte per l esercito di terracotta. anzi...si doveva
partire alle 7.30 e si parte alle 9 perché due dannati vietnamiti non si
svegliano e ci fanno perdere tempo ad aspettarli...ed aspettarli...ed aspettarli....sento gli americani parlare di vietcong e mi blocco a fissare il giardino di sassi in stile feng shui poco distante da noi, immaginando come sia potuta essere una guerra negli anni 60 e come io avrei vissuto se fossi nata in quegli anni. Risposta: a fiori. Anzi sai cosa? Ma di che mi lamento tanto, ho voluto fare il viaggio avventuroso faccio tanto la ribelle e poi mi lamento che devo dormire scomoda e che non si mangia bene... altro che fiori, sarei stata una stupida viziata e ignorante che appezza solo il suo paese e le sue usanze perchè sono le sue. Come gli italiani che cercano le pizzerie in Cina. Cazzo sei in cina mangia cinese. No, questa non me la dovevi dire, io sono a fiori, e dormirò su letti scomodi e mangerò il loro cibo piccante e mi piacerà.
"ma ti sei incantataaa!??" urla Tina alle mie spalle, facendo di avvicinarmi che finalmente possiamo andare.
...Hai ragione sono incantata. Perchè vivo un incanto.
dopo 1 ora arriviamo al posto.

Quattro padiglioni di esposizione immensi.
Devo aspettare due minuti di raccoglimento interiore per rendermi conto
di quello che sta per succedermi. Avevo preso 30 all'esame di storia dell'arte perché conoscevo alla perfezione la figura dell'arciere, unico rimasto,
unico tra gli altri per la sua posizione, lo sguardo fiero e preciso poco prima dello scoccare della sua freccia, ed ora posso vederlo...

mi raccolgo, ed entro. piccoli passi, lentamente percorro la salitina sullo
scavo....e....come una fotografia che diventa sempre più nitida eccoli: ci sono
tutti. in file perfette, tutti come sulle foto del libro, i cavalli, i carri, i
soldati , proprio tutto..e poi laggiù in fondo lui...il mio arciere!
isolato perché diverso dagli altri, protetto in una gabbia di vetro, bellissimo, ma così bellissimo che io...vengo colta da quella che internet descrive come: una affezione psicosomatica che provoca tachicardia, capogiro, vertigini, confusione e allucinazioni in soggetti messi al cospetto di opere d'arte di straordinaria bellezza, specialmente se esse sono compresse in spazi limitati. La malattia, piuttosto rara, colpisce principalmente persone molto sensibili e fa parte dei cosiddetti “malanni del viaggiatore.
Mi limito a versare calde lacrime pensando a cosa potrei vedere o sentire se solo potessi toccare, sfiorare per un istante anche una a caso di quelle statue, le giade, le spade. Forse riceverei per infusione magica qualche saggezza ancestrale o vedrei scene di una vita passata nella nebbia di un mattino come nei sogni.
Ora posso morire.

Si insomma mi risveglio improvvisamente da questo nuovo sogno ad occhi aperti e finisce l'idillio. ci portano a dormire in un paesino a 40 km da Xi'an, in
campagna, solo contadini e riso. E povertà. E riso. E contadini. E se non l'ho detto povertà. Questo deve essere chiaro: la povertà.
la cena è la solita e malgrado l'incanto 68ino ispirato dai vietcong, non si tocca perché il pesce bollito di dubbia provenienza è davvero piccantissimo, e in 15
decidiamo di andare per le strade alla ricerca di arrosticini o banchetti di
frutta su spiedo.

Ma niente, questa non è una città e alle nove di sera tutti dormono e le poche botteghe sono chiuse. Veniamo colti dallo sconforto e torniamo a dormire nella topaia,
vestiti, senza lavarci perché l' acqua scorre marrone dal rubinetto.... con un certo senso di vuotezza per molti del corpo, per altri dello spirito. Incanto della notte numero 9874, circa.

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